Vin de France L'Iranja Camin Larredya 2018 (Orange wine)

Il Camin Larredya è un gioiello del Jurançon. Jean-Marc Grussaute ha saputo trasformare la sua tenuta in una delle migliori della denominazione grazie a una produzione eclettica di vini bianchi secchi e dolci. Piccola curiosità: questa tenuta, acquisita nel 1900, ha iniziato a lavorare la vigna soltanto a partire dal 1970 con coltivazioni di petit e gros manseng. Nel 1988 Jean-Marc Grussaute inizia a lavorare nell’azienda per aiutare la madre: oggi è circondato da una decina di collaboratori. Il Camin Larredya si estende su 11 ettari. Non è un caso che questa tenuta si chiami “Camin” (“sentiero” nel dialetto locale): sfruttando i vitigni tradizionali del Jurançon, principalmente petit e gros manseng, e in minor misura petit courbu, camaralet e lauzet, il Camin Larredya segna la strada verso l’eccellenza dei vini bianchi secchi e dolci. L’azienda di Jean-Marc Grussaute è coltivata in agricoltura biologica, di cui ha ricevuto la certificazione nel 2007. La vendemmia è fatta manualmente e le rese sono limitate. Il lavoro fatto tra le vigne e in cantina punta a far esprimere appieno il terroir. Il rispetto della natura si riflette nel nome dei vini: le cuvée si chiamano infatti come le rispettive parcelle. Il lavoro di Jean-Marc Grussaute è stato premiato con tre stelle sulla Guida dei migliori vini francesi della RVF (Revue des Vins de France), un unicuum per un viticoltore del sud-ovest della Francia.
In conclusione, il Camin Larredya è un gioiello della regione dei Prepirenei da non perdere. Il team iDealwine, forte delle numerose degustazioni effettuate, lo consiglia senza esitazioni!

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Avec cette cuvée lancée en 2015, Jean Marc Grussaute tente l’aventure des vins orange. Aventure couronnée de succès pour cette cuvée remarquée et encensée par les critiques, qui met en scène un petit manseng surmaturé issu des plus vieilles vignes du domaine. Les baies passerillées sur pieds font l’objet d’un tri méticuleux, puis fermentent lentement sur les peaux en amphore de terre cuite, quelques pigeages permettant une bonne extraction. Le vin poursuit ensuite son élevage quelques mois en fûts, sans bois neuf.
Véritable ovni, Iranja surprend par sa robe ambrée, et son incroyable palette aromatique. Zeste d’agrumes, fleurs séchées, épices douces, fruits secs et note de sous-bois s’entremêlent au nez. En bouche, la trame fraîche est veloutée par une sucrosité à peine perceptible et prend des accents de miel, d’orange amère puis s’allonge en une longue finale rappelant le beurre salé. Un vin aussi atypique que savoureux.